E’ ora di prendere la parola in modo collettivo per chiedere agli uomini, a tutti gli uomini, di assumersi la responsabilità della violenza maschile, smettendo di ignorare, giustificare o minimizzare le violenze che altri uomini esercitano in molteplici forme, (non solo con le botte) contro le donne.
Il problema non sono le donne, ma sono le donne ad avere dei problemi, spesso con gli uomini con cui vivono.
Allora bisogna che non solo le donne ma anche gli uomini si prendano una parte della responsabilità sociale ed economica che ne deriva.
Se noi, in quanto donne, ci impegniamo a sostenere le donne maltrattate nel faticoso e difficile percorso di uscita dal cerchio delle violenze offrendo supporto psicologico e legale, case rifugio (quando e dove ci sono!) gruppi di auto aiuto, accompagnamento ai servizi sociali, gli uomini dovrebbero impegnarsi perché cambi la cultura che giustifica la violenza.
Non si può più accettare che donne con figli anche piccoli debbano nascondersi, cambiare luogo di residenza, di lavoro, di vita, sempre con la paura per sè e per i figli di essere aggredite da un uomo maltrattante libero di circolare, di guidare l’auto, di arrivare a casa loro o sul loro posto di lavoro.
Perché una donna che subisce maltrattamenti o persecuzione è obbligata a ripensare e ricostruire tutta la sua vita e quella dei suoi figli e dei suoi parenti, e l’uomo che la maltratta o la perseguita ( che perciò compie dei reati) non ha alcun obbligo al di là di un eventuale, lontano processo?
Ogni situazione è un caso a parte, non vi sono ricette preconfezionate: ma ogni donna che cerca di uscire da una situazione di violenza ha bisogno di un “di più” di libertà, non di esserne nuovamente privata per poter sopravvivere. Tutto questo è molto chiaro nella lettera di Giulia, pubblicata su “La Repubblica” il 27 luglio u.s. (link)
E’ necessario ribaltare l’approccio al problema: non si tratta soltanto di garantire protezione alla donna nascondendola, ma di impedire concretamente al maltrattante di continuare la violenza. Anche se la normativa attuale prevede in alcuni casi l’allontanamento, nei fatti spesso questo è inapplicabile o inefficace.
Si possono trovare diverse modalità perché gli uomini non continuino a limitare la libertà delle donne e inizino, a loro volta, un percorso di uscita consapevole e responsabile dalla violenza.
Il punto nodale però, è il cambiamento di prospettiva nell’affrontare queste problematiche.
Scritto dalla Casa delle Donne