ABORTO SICURO,LIBERO, GRATUITO
- TUTTE LE DONNE DEVONO ESSERE INFORMATE E LIBERE DI SCEGLIERE
- I CONSULTORI DEVONO POTER APPLICARE L’INTERRUZIONE VOLONTARIA DI GRAVIDANZA FARMACOLOGICA
- IL PERSONALE DEI CONSULTORI DEVE ESSEREFORMATO
- DEVE ESSERE GARANTITO IL SERVIZIO DIMEDIAZIONE CULTURALE NEI CONSULTORI PERPREVENIRE GRAVIDANZE INDESIDERATE
Da circa due anni la Casa delle Donne si è direttamente impegnata nella promozione e nella costruzione della Rete +di194voci, rete per l’Autodeterminazione (http://www.piudi194voci.it , https://www.facebook.com/piudicentonovantaquattrovoci/ )
La Rete si è costituita da quando , nell’autunno 2019, in Piemonte si è insediata l’attuale Giunta regionale di destra, molto sensibile a tutte le politiche integraliste europee e mondiali.
Ricordiamo la proposta di legge regionale “allontanamento zero” dell’assessora Caucino e “l’attivismo” dell’assessore Marrone per assicurare l’introduzione dei movimenti antiabortisti, cosiddetti pro-vita, nei consultori.
Alla Rete +di194voci hanno aderito quasi 50 associazioni e luoghi di aggregazione dell’area metropolitana torinese che si battono per l’autodeterminazione, i diritti civili, la laicità e la democrazia e LAIGA (Libera Associazione Italiana Ginecologi per l’Applicazione della legge 194).
In occasione delle manifestazioni del 17 aprile 2021 contro l’ingresso degli antiabortisti nei consultori piemontesi, si attivò una rete con associazioni di altre regioni (Umbria, Marche, Abruzzo, Veneto), nelle quali gli integralisti al governo mettono in campo altrettante azioni che minacciano l’autodeterminazione.
La Rete +di194voci si è strutturata in gruppi di lavoro. Il gruppo salute e il gruppo avvocate hanno lavorato per approntare una diffida stragiudiziale alla Regione Piemonte, in quanto non applica le linee guida del Ministero della Salute dell’agosto 2020 sull’interruzione volontaria di gravidanza con metodo farmacologico (farmaco RU486). Il lavoro è durato 2 mesi, nella massima riservatezza, e la diffida è stata inoltrata nella settimana del 25 novembre al Presidente della Regione Cirio e all’Assessore alla Sanità Icardi.
Le Associazioni firmatarie della diffida sono 27 + LAIGA. (Diverse aggregazioni aderenti alla Rete, non avendo le caratteristiche giuridiche di associazione, non hanno potuto firmare).
L’avvocata Milli Caffaratti, da sempre impegnata nelle nostre lotte per salvaguardare l’autodeterminazione delle donne, ha ideato e preparato la diffida insieme alle altre avvocate.
Grazie anche alla sinergia con alcune giornaliste delle redazioni dei quotidiani e di Rai3, la notizia della diffida è stata un vero “scoop”: la Stampa ha dedicato una pagina sul nazionale e il TG3 ha trasmesso un servizio. Tutti gli altri quotidiani hanno dato molto risalto alla notizia che è anche molto circolata sui Social.
E’ un importante risultato perché è essenziale mantenere l’attenzione sui diritti che abbiamo conquistato e che purtroppo vediamo messi in discussione anche in Piemonte.
In risposta alla diffida Icardi, assessore alla sanità, ha rilasciato una brevissima dichiarazione al TG3 nella quale ha affermato che la Regione provvederà all’applicazione delle Linee Guida. Ricordiamo che linee guida emanate dal Ministro della Salute Speranza, prevedono, fra l’altro, che non vi sia necessità di ricovero in ospedale in caso di aborto farmacologico, come invece prescritto per l’aborto chirurgico.
Al contrario l’assessore Marrone, che ha perso l’occasione di tacere, ha confermato lo stop all’applicazione in Piemonte delle linee guida Speranza. Annotiamo a margine che l’Assessore in questione ha le deleghe per i Rapporti con il Consiglio regionale, Delegificazione e semplificazione dei percorsi amministrativi, Affari legali e Contenzioso, Emigrazione, Cooperazione internazionale e Post olimpico ma nessuna competenza sulla Sanità e sui consultori (!)
Quali dei due assessori avrà la meglio?…
Ecco la dichiarazione di Marrone
“Lo stop alle linee guida del ministro Speranza è in linea con legge 194 e tutela la vera libertà di scelta e salute della donna – dice – Le associazioni femministe hanno già fatto un buco nell’acqua al Tar contro l’ingresso del volontariato di tutela materno infantile negli ospedali e nei consultori e ripeteranno il flop con questa diffida…”
La Rete si è messa da subito a lavorare per approntare una strategia futura, in primo luogo collegandosi con le Reti attive nelle altre Regioni, che si trovano nella situazione del Piemonte, per arrivare a iniziative comuni a livello nazionale.