Per Gaza e la Palestina 

Noi femministe della Casa delle Donne di Torino

manifestiamo per Gaza e la Palestina 

sabato 6 luglio 2024 dalle 11 alle 12, in piazza Castello

all’interno della presenza pacifista del Coordinamento Agi.Te

“In fondo, il femminismo non può sostenere nessuna forma di razzismo,

di supremazia e di dominio oppressivo”

(Mariam Barghouti).

Un flash mob  a cura del Coordinamento contro 3GMN

 e letture, poesie, testimonianze, interventi

La situazione drammatica di Gaza e della Palestina, che sempre di più suscita sdegno e angoscia, ha sollecitato i Luoghi delle Donne in Italia, rete di cui facciamo parte, a prendere un’iniziativa pubblica comune come femministe, con un documento condiviso, per gridare insieme “Basta” ai massacri della popolazione civile a Gaza, dove mai, come in questi tempi, è stata ammazzata tanta popolazione civile, in particolare donne, bambine/i.

Dal documento condiviso da Luoghi delle donne in Italia:

Ciò che ormai da 8 mesi sta avvenendo nei Territori Palestinesi Occupati e a Gaza ci coinvolge direttamente come donne, persone, umanità intera.

La cosiddetta “guerra di Gaza” è in realtà parte di un ampio disegno portato avanti ormai da decenni volto a colpire, annientare e assoggettare tutta la popolazione palestinese.

Nei Territori Palestinesi Occupati, gli abitanti sono impossibilitati a spostarsi, lavorare, e sono soggetti a continui attacchi da parte dell’esercito e dei coloni israeliani: dal 7 ottobre 2023 i palestinesi imprigionati sono stati più di 9.000 e gli uccisi 550, per non parlare dei feriti.

Ad oggi i morti a Gaza rappresentano una percentuale della popolazione totale che supera di parecchio quella di tutti i morti italiani civili e militari nel corso della seconda guerra mondiale (Roma, Istituto centrale di Statistica, 1957). (…)

UN Women, cioè l’organizzazione delle Nazione Unite che si occupa dell’uguaglianza di genere e dell’empowerment delle donne, già nel gennaio 2024 stimava che fino ad allora circa 10.000 donne di Gaza fossero state uccise lasciando 19.000 bambini orfani e che circa 540.000 donne e ragazze di Gaza in età riproduttiva non avessero la possibilità di accedere all’acqua e a ciò che è necessario per soddisfare i loro bisogni di igiene, salute e dignità. (…)

In quanto donne che negli scorsi anni e durante la pandemia si sono battute per rimettere al centro della nostra società la “cura” (affidata alle donne per millenni) come fondamento delle relazioni e del nostro vivere, non possiamo restare indifferenti di fronte a questa “prova generale” di disumanità e di cancellazione di ogni speranza. (…)

Noi sappiamo (…) che le donne palestinesi sono in prima fila per lottare per la loro liberazione e
contemporaneamente stanno lavorando per tenere unita la loro
comunità di fronte agli orrori:
le mediche, le infermiere e le altre operatrici sanitarie che salvano vite o danno conforto ai moribondi nella Striscia di Gaza; le insegnanti e le attiviste che organizzano lezioni e giochi per i bambini palestinesi nei rifugi, le donne che lavorano come giornaliste, riportando e documentando la violenza contro il – e la forza del – loro popolo. (…)

Ci uniamo alla loro lotta, consapevoli che l’uguaglianza di genere non può prosperare in un mondo afflitto da violenza e ingiustizia, dove il militarismo e i sistemi patriarcali si intrecciano per perpetuare l’oppressione.

Come femministe, è fondamentale riconoscere l’interconnessione di tutte le lotte per la giustizia e costruire solidarietà. Mentre sosteniamo un cessate il fuoco permanente, dobbiamo anche amplificare instancabilmente le voci di tutte le donne palestinesi, assicurando che i loro diritti siano riconosciuti e rispettati, compreso il loro diritto fondamentale all’autodeterminazione e alla fine dell’occupazione della Palestina.

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