La Giunta Cirio ci riprova: ha infatti emanato un bando per la formazione di elenchi di “associazioni operanti nel settore della tutela materno infantile”, affinché le ASL li utilizzino per introdurre nei Consultori pubblici i volontari cosiddetti pro vita. E’ un’iniziativa di eccezionale gravità, lesiva del principio di autodeterminazione delle donne.
In Piemonte vi è stato un precedente del tutto simile.
La Giunta Cota, il 15 ottobre 2010, aveva infatti emanato una Delibera che aveva identico contenuto e soprattutto identica finalità: quella di limitare la libertà e l’autodeterminazione delle donne che intendessero interrompere la gravidanza.
La Casa delle donne di Torino, con le avvocate Mirella Caffaratti e Arianna Enrichens, impugnò la delibera al TAR Piemonte, che la annullò.
Il TAR ritenne illegittimo proprio ciò che oggi viene reintrodotto e cioè ammettere nei consultori esclusivamente le associazioni che avessero previsto, nel proprio statuto, la finalità di tutela della vita fin dal concepimento.
Nella sentenza che il TAR Piemonte rese il 15 luglio 2011, si legge: “Il requisito soggettivo della presenza nello statuto della finalità di tutela della vita fin dal concepimento, previsto dal protocollo per l’inserimento negli elenchi formati dalle ASL delle organizzazioni di volontariato e delle associazioni del privato sociale, s’appalesa, infatti, irragionevolmente discriminatorio (…) e tale da ledere la libertà di associazione della ricorrente (la Casa delle Donne di Torino). Risulta, invero, arduo comprendere la finalità di tale requisito, attesa la valenza meramente formale dello stesso e la sua palese inidoneità a dare, invece, contezza dell’effettiva sussistenza di adeguati requisiti tecnico/professionali in capo alle associazioni ed organizzazioni che ambiscono a collaborare, per i fini previsti dalla legge n.194 del 1978, con le strutture pubbliche deputate a fornire consulenza ed assistenza alle donne in gravidanza. I requisiti di professionalità dovrebbero, infatti, essere i soli a governare le scelte delle Asl nell’individuazione delle strutture del volontariato/privato sociale da inserire negli elenchi in questione”.
Il TAR ha sottolineato come il protocollo della Giunta Cota fosse in contrasto con le finalità della legge 194 e ha sottolineato inoltre come il requisito della presenza nello statuto della finalità di tutela della vita fin dal concepimento fosse meramente formale e costituisse “soltanto una incomprensibile e ingiusta barriera frapposta ad associazioni/organizzazioni potenzialmente in possesso di requisiti di carattere tecnico professionale corrispondenti a quelli, assolutamente necessari, richiesti dalle norme di legge per l’esercizio delle attività cui aspirano”.
La questione è stata dunque decisa già in senso contrario a quello oggi ripercorso dalla Giunta Cirio. Il nuovo provvedimento tenta di reinserire un requisito ideologico e del tutto estraneo alle finalità della legge e alle necessità e alle caratteristiche di un servizio pubblico, al solo scopo di limitare la libertà e l’autodeterminazione delle donne.
Le giunte di centro destra di alcune altre Regioni del Centro Italia (Umbria, Marche e Abruzzi) stanno portando avanti simili iniziative per introdurre volontari pro-vita nei consultori o per impedire l’utilizzo del farmaco abortivo RU486 e hanno provocato le proteste di migliaia di donne.
Come nel 2010, siamo attive per battere questo attacco, facendo anche rete con tutte le realtà , sia cittadine sia nazionali, impegnate nell’affermazione e la difesa dei diritti di autodeterminazione delle persone.