Ricorderemo il quarantennale della Casa delle Donne il 29 e il 30 marzo 2019 – per i dettagli consulta pagina evento
Casa delle Donne: quarant’anni di cammino…
Nel marzo del 1979, sull’onda delle molte iniziative simili nelle varie città d’Italia, prima quella del Governo Vecchio di Roma, il movimento delle donne di Torino scelse di occupare l’ex manicomio femminile di Via Giulio.
Luogo simbolico quant’altri mai per i movimenti delle donne degli anni 70: da luogo di reclusione e miseria materiale e morale del genere femminile a luogo di riscatto ed esercizio di sovranità nel territorio della città.
Da lì sono partiti i nostri primi 40 anni, in cui la Casa di Via Vanchiglia si è sempre spesa in iniziative e riflessioni volte ad arricchire l’autodeterminazione e l’autonomia delle donne che abitano in questa città, nel nostro Paese e nel mondo.
Impegno volto a contrastare la violenza sulle donne.
Promesse falsamente onorate
I confini delle “conquiste delle donne” sono segnati da picchetti che si muovono in continuazione, in un terreno frastagliato di vittorie e sconfitte, da riguadagnare ogni volta.
Lavorare per la libertà e l’empowerment delle donne è come salire su una scala mobile al contrario. La fatica è molta e se ti fermi vieni automaticamente riportata in giù. L’ambizione sarebbe quella di salire come tutti gli altri, nel verso giusto.
Ma per questo non basta cambiare le persone, occorre invertire il verso e il disegno delll’ascensore sociale desolatamente fermo nell‘Italia di adesso.
Ora le giovani generazioni per poter avere un lavoro che corrisponda alle proprie aspirazioni, meriti e talenti (come recita l’art.6 della Declaration des Droits de l’Homme e du Citoyen del 1789) devono emigrare. Quella promessa, ribadita nel 900 anche dalla nostra Costituzione, non viene onorata.
Trasmettere la riflessione su tutte le differenze e lottare contro tutte le diseguaglianze sono la migliore barriera contro le violenze e le imposizioni.
Mentre i diritti, e tra questi quelli delle donne, paiono formalmente acquisiti, il tentativo di svuotarne i contenuti economici e politici è sempre in corso: mai tanto potere economico e sociale è stato concentrato in così poche mani private che comprano gli stati all’asta degli insediamenti produttivi.
Verrebbe da dire che non è più il capitale che acquista il lavoro, ma il contrario. Basti pensare che quelle persone, allora classificate “schiavi negri”, e che i buoni borghesi del 700 compravano – e valevano come una odierna auto di lusso – oggi, quelle stesse persone, pagano cifre equivalenti per essere comprate.
Tempi duri per le donne cui si è sempre estorto lavoro gratuito; e anche i giovani non se la vedono bene.
Proprio per questo cerchiamo di lavorare con le generazioni di oggi nelle scuole, perché si facciano astute e lungimiranti nell’individuare le diseguaglianze e atte a coltivare il pensiero delle differenze.
La celebrazione dei nostri 40 anni è quindi la messa in mostra del nostro operato, ma anche dei quadri e dei rapporti che abbiamo avuto con le ragazze e i ragazzi del Passoni e dello Steiner e di quello che loro hanno fatto per noi.
Sempre on the road tutte insieme