Nella nostra uscita, siamo costrette, ancora una volta, a parlare di armi e di guerra.
Nel volantino, dal titolo Osiamo la pace, disarmiamo il mondo diciamo: Basta con la produzione e l’esportazione di armi; Fuori la guerra dalla storia, dalla politica e dalle nostre vite.
….Nello scorso mese di maggio in due città italiane, Torino e Bologna, sono state disinnescate due bombe rimaste inesplose dalla seconda guerra mondiale; la notizia ha occupato
brevemente le cronache locali e quindi è stata rapidamente archiviata.
Ci siamo chieste: “Ma la guerra, le sue conseguenze, non finiscono neppure dopo settant’anni?”
Anche se il territorio italiano non è stato più bombardato da allora l’Italia ha però abbondantemente contribuito a produrre, commerciare e talvolta utilizzare bombe (e altri ordigni) in tutto il mondo.
Citiamo qualche caso:
♦ Nei dieci anni della guerra Iran-Iraq (1980 – 1988), persino vicino a noi, nelle valli di Lanzo, si costruivano mine anticarro dirette a quei
campi di battaglia.
♦ Nelle lunghe guerre del Golfo, a partire dal 1991 e fino al 2011, l’Italia ha partecipato ai bombardamenti e ha inviato truppe.
♦ Nella guerra dei Balcani l’Italia ha partecipato mettendo a disposizione le proprie basi militari e bombardando Serbia e Kosovo.
L’elenco potrebbe continuare, ma vogliamo solo ricordare che nel 2017, in Yemen, sono stati ritrovati frammenti delle bombe prodotte in Sardegna dalla RWM; gli appelli ONU hanno dichiarato una catastrofe umanitaria in quel paese.
Chi ha bombardato e continua a bombardare lo Yemen, è l’Arabia Saudita, ottimo cliente delle
produzioni belliche italiane….