Ecco l’intervento della Casa delle Donne all’iniziativa di Se Non Ora Quando a Torino, 11 dicembre, e testo del volantino distribuito il 12 dicembre in occasione dello sciopero generale contro la manovra del governo; scarica il testo (.doc, 26 Kb).
“Noi donne vogliamo essere cittadine di un Paese che ci rispetta e riconosce il valore concreto di tutti i nostri lavori.
Vogliamo un mercato del lavoro in cui sia ripristinata la legge 188 del 2007: si trattava di una legge semplice ed efficace, priva di costi.
Uno dei primi atti dello scorso famigerato governo Berlusconi fu di abrogare questa legge.
Era una legge contro l’abuso di potere che viene spesso compiuto dai datori di lavoro nei confronti di giovani lavoratrici e lavoratori al momento dell’assunzione: un foglio, senza data, su cui giovani lavoratrici e lavoratori sono costretti, al momento dell’assunzione, a firmare le proprie dimissioni in bianco. Per le giovani donne è una minaccia contro l’eventualità di rimanere incinte. Ma dobbiamo proprio rassegnarci ad abitare in un Paese dove l’unico riconoscimento della maternità è quello ideologico portato avanti dai vari movimenti per la vita e dalla nostra giunta Cota?
Vogliamo chiedere a questo nuovo Governo: perché non si è cominciato di lì?
Perché non si è cominciato dal taglio delle spese militari e dalla ridefinizione di quanto deve la Chiesa per l’ICI?
E ancora, vogliamo chiedere a questo governo, a proposito di riforma previdenziale: perché per le donne ha scelto di equiparare alle normative in vigore in Europa solo l’età pensionabile e non anche tutti i riconoscimenti concreti che gli altri Stati prevedono per la maternità e per i lavori di cura svolti dalle donne dentro e fuori casa?
In Francia per ogni figlio è riconosciuto un abbuono di due anni: perché in Italia no?
Negli altri Paesi europei, non esiste che per le donne che svolgono i cosiddetti lavori più umili con pochi contributi, sia prevista una età pensionabile di 70 anni.
Ebbene, in questo decreto è previsto: l’avete mai sentito dire da qualcuno o l’avete mai letto su qualche giornale?
Eppure sono i lavori di cui tutti e tutte ci avvaliamo per sopportare le fatiche della cura ai nostri familiari in difficoltà.
Chiediamo con gran voce che si apra un tavolo di trattativa per la modifica di questo decreto che ormai da tutti viene chiamato Salvaitalia ma che in realtà dovrebbe essere chiamato, oltre a tutte le altre iniquità che contiene, decreto Ammazzadonne!
Abbiamo già notato che fra gli emendamenti che le varie forze politiche stanno discutendo e predisponendo sul decreto, non esistono emendamenti che riconoscano i lavori delle donne. A tutti costoro, forze politiche e nuovo governo, con una voce sola, chiediamo: più rispetto per la vita e per i lavori delle donne!
Abbiamo anche un altro versante al quale abbiamo molte cose da dire: la giunta Cota.
Fra le tante cose che avremmo da dire ne scegliamo una: come mai questa giunta ha presentato un disegno di legge regionale per il quale si troverebbero i soldi per finanziare l’ingresso degli integralisti del Movimento per la vita nei consultori e, nel contempo, non si sono ancora trovati i soldi per finanziare le case rifugio per le donne maltrattate?
Eppure, il nostro, è un Paese dove quasi ogni tre giorni una donna viene uccisa da un uomo parente, amico, conoscente.
Le donne pretendono un Paese che le includa, che riconosca i loro lavori per quello che sono: la parte determinante del ben-essere di tutti!
Casa delle donne di Torino
12/12/2011